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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-08-29 ad oggi 2010-09-02 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

Università "Test di Medicina inadeguati"

Protesta di presidi e rettori Da Milano a Roma: così si rischia di scartare i migliori

MILANO - Test di Medicina (di nuovo) sotto accusa. Giovedì 2 settembre lo faranno in tutt'Italia 90 mila giovani aspiranti dottori: e solo uno su dieci riuscirà ad assicurarsi una carriera in camice bianco. "Ma, purtroppo, non è detto che la prova d'ammissione premierà i migliori. Ossia quelli, per intendersi, che in futuro potranno curare al meglio i malati". È la convinzione di Anna Spada, Laura Vizzotto e Silvio Scarone, i tre presidenti del corso di laurea in Medicina della Statale di Milano, tra i più importanti a livello nazionale con 6.700 studenti in formazione. Di qui l'appello: "La formula di selezione è da cambiare".

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pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio.

Per conoscer le mie idee Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF

Il mio commento sull'argomento di Oggi è :

……………………..

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-08-29 ad oggi 2010-08-30

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20102010-08-30

 

 

 

 

 

 

 

 

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2010-09-02

conferenza stampa a Palazzo Chigi per illustrare le novità dell'anno scolastico 2010/2011

La Gelmini si difende: "Ereditato

un numero spaventoso di precari"

"Sono stati distribuiti posti di cui la scuola non aveva bisogno. Nessun governo può assorbire 200mila precari"

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NOTIZIE CORRELATE

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Precari, sciopero della fame contro i tagli (1 settembre 2010)

conferenza stampa a Palazzo Chigi per illustrare le novità dell'anno scolastico 2010/2011

La Gelmini si difende: "Ereditato

un numero spaventoso di precari"

"Sono stati distribuiti posti di cui la scuola non aveva bisogno. Nessun governo può assorbire 200mila precari"

Mariastella Gelmini durante la conferenza stampa

Mariastella Gelmini durante la conferenza stampa

ROMA - "Non incontrerò i precari. Anche perché ad oggi non sappiamo nemmeno chi ha perso realmente il posto. Le persone che protestano lo fanno senza essere state ancora escluse". Lo ha detto il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi per illustrare le novità dell'anno scolastico 2010/2011. "La protesta - ha aggiunto - è legittima, ma non del tutto motivata. Non voglio essere coinvolta - ha proseguito - in una contrapposizione politica che determina un clima negativo sull'inizio dell'anno scolastico. Il mio compito oggi è garantire il corretto avvio dell'anno". "Sono disponibile al confronto, non alle polemiche" ha detto riferendosi alla richiesta dei precari, in sciopero della fame da alcuni giorni. "Auspico un confronto nel merito di ciò che si può fare e non di ciò che si vorrebbe". "L’attenzione al precariato - ha detto Gelmini - c’è da anni : se si tratta di ragionare su dati veri la mia disponibilità c’è, ma quando scopro che a protestare sono militanti politici, iscritti anche a Italia dei valori, non credo che si possa alimentare questo genere di polemica".

I NUMERI - "I precari che noi ereditiamo sono un numero spaventoso" si è poi difesa la Gelmini. "Se consideriamo precari anche coloro che hanno fatto una sola supplenza - ha aggiunto -, sono 229 mila a fronte di 700 mila insegnanti già impegnati". "Credo che politica del passato debba fare una forte autocritica. Per fare consenso a buon mercato sono stati distribuiti posti di cui la scuola non aveva bisogno. Nessun governo può assorbire 200 mila precari", ha sottolineato il ministro. "Il 97% delle risorse della scuola serve a pagare il personale, serve un riequilibrio. Non possiamo dimenticarci degli studenti, l'investimento in qualità non può essere limitato al 3% totale del bilancio dell'istruzione". Ai precari della scuola "va la massima solidarietà, anche in maniera completa" ha detto comunque la Gelmini, lanciando un appello alle forze politiche affinchè "non si strumentalizzi il disagio".

IL TAVOLO - "Ogni anno, la scuola pubblica avrà a disposizione un miliardo di euro per la qualità. Noi, attraverso un decreto, andremo incontro ai professori che non si vedranno pregiudicati nei loro diritti, e abbiamo aperto un tavolo per il merito coi sindacati e abbiamo proposto due strade, quella sindacale o quella legislativa, perché in Europa solo Italia e Grecia non hanno un avanzamento per merito degli insegnanti. Non vi è una disattenzione da parte di questo governo sul tema scuola, perché parlano i fatti, che avranno la meglio sulla demagogia di certe manifestazioni che rendono difficile l'inizio di questo anno scolastico" ha detto il ministro.

TEMPO PIENO E SOSTEGNO - Poi gettando acqua sulle polemiche legate al tempo scuola, il ministro, sottolineando che "i numeri sono numeri", ha evidenziato che "il tempo pieno è aumentato, per il biennio 2009-2011, del 3,5%. Nel prossimo anno scolastico le classi a tempo pieno, grazie all'eliminazione delle compresenze, passeranno da 36.493 a 37.275". E veniamo al sostegno. "Nell'anno scolastico 2010-2011 gli insegnanti di sostegno aumentano di tremila posti, passando da 9044 a 93100. Non è vero, come qualcuno ha scritto, che li abbiamo tagliati. L'anomalia è in come le Asl certificano la disabilità". "Alcuni abusi ci sono - ha proseguito - noi stiamo monitorando la situazione. Non deve essere sperperato denaro pubblico per disabili che non esistono, e faccio in questo senso un appello alle autorità sanitarie".

I TEST - "Sono contraria all'abolizione dei test" per l'accesso alle facoltà di Medicina. Rispondendo quindi in merito alle polemiche legate ai test di accesso alle facoltà a numero chiuso e, in particolare, a Medicina, che iniziano proprio oggi, il ministro si è detta convinta "ci debba essere un modo oggettivo per selezionare decine di migliaia di studenti che vogliono accedere alla facoltà di medicina". Certo, ha sottolineato, "ci sono margini di miglioramento ma sono limitati. Qualcuno propende per far pesare di più il voto di maturità dei ragazzi ma -ha concluso- oggi non c'è una misurazione oggettiva dei ragazzi al termine della scuola superiore", non quindi questa la strada migliore.

LE NOVITÀ - Infine ha illustrato le novità per il prossimo anno annunciando: "Da quest'anno non si potranno superare i cinquanta giorni di assenza, pena la bocciatura". La novità, ha detto, "servirà anche a bloccare la prassi di certi diplomifici dove si arriva al diploma pur avendo frequentato poco o nulla". Ed entro l'anno 2010 verrà bandito un nuovo concorso per diventare presidi che prevede "3.000 nuovi posti". "Abbiamo aperto un tavolo con i sindacati", ha infine detto il ministro, per introdurre la progressione in carriera degli insegnanti basata sul merito. Non tardano ad arrivare le polemiche: "la scuola affonda mentre la Gelmini sogna", è il commento di Francesca Puglisi del Pd e Silvana Mura (Idv) sottolinea come il ministro neghi la difesa del posto di lavoro.

Redazione online

02 settembre 2010

 

 

 

 

 

La lotteria dei test

La lotteria dei test

I test universitari sono un classico italiano: il proposito è lodevole, la buona volontà innegabile, il metodo sbagliato. Incapaci di soddisfare la domanda, ministri e rettori hanno deciso di ridurre l’offerta, adottando il numero chiuso. Un tempo i ragazzi italiani lottavano per entrare in aule affollate; oggi affrontano quiz esoterici. Sempre test d’ingresso sono. Siamo passati dallo stadio alla lotteria.

Si inizia oggi con medicina: 80 domande a risposta multipla, 8.775 posti a disposizione, circa 90 mila candidati, nessuna graduatoria nazionale. Poi tocca a odontoiatri, veterinari, architetti, professioni sanitarie, formazione primaria. In totale, 52.788 posti. Scienze della comunicazione, psicologia, scienze politiche e ingegneria adottano il numero programmato o prove di valutazione. Alcune università private stabiliscono il numero di posti disponibili.

Cosa non va, nel numero chiuso? Restiamo a medicina. Per cominciare, non tiene conto dei risultati delle superiori. Il motivo è noto: ci sono scuole italiane che i voti li assegnano, altre li regalano. L’università Bocconi di Milano, che prende in considerazione la media del terzo e quarto anno, è stata criticata: chi ha scelto un liceo severo, di fatto, viene penalizzato. Anche l’università americana valuta i candidati durante le superiori. Ma il meccanismo — basato sul Sat (Scholastic Assessment Test) — è nazionale, rodato (esordì nel 1901) e offre garanzie.

Seconda debolezza. I test non affiancano i colloqui attitudinali: li sostituiscono. Come accade in altri settori italiani—dagli appalti al fisco — la norma ingessata v i e n e p r e f e r i t a a l l a discrezionalità ingestibile. L’esperienza, purtroppo, porta a credere che gli attuali docenti riuscirebbero a intrufolare figli e nipoti. Avere un Ordinario per papà, in Italia, è diverso dall’avere un papà ordinario.

Resta un fatto: ogni professione richiede predisposizione e passione—e con i quiz non si vedono. È fondamentale sapere come morì Gandhi, per chi desidera diventare oculista (attentato? avvelenamento? incidente aereo? infarto?). Tutti conosciamo bravi medici che a diciott’anni, a quella domanda, non avrebbero saputo rispondere (forse nemmeno ora: attentato di un fanatico indù, 1948). Un sistema che prevedesse accesso libero, e una barriera al secondo anno, potrebbe essere la soluzione. A patto di trovare strutture e personale per accogliere le matricole (docenti, aule, laboratori, dormitori): ma dove sono? I posti- letto in "case dello studente " in Italia sono il 2%, in Francia, Germania e Spagna tra il 25% e il 40%.

Terza debolezza: il sistema non è elastico. Non tiene conto delle necessità che cambiano. Trent’anni fa, forse, sfornavamo troppi medici; oggi, di sicuro, ne produciamo troppo pochi. Se le malattie respiratorie sono la terza causa di morte in Italia, perché a Pavia ci sono soltanto tre specializzandi in pneumologia, e altri cinque tra Milano e Brescia? Dieci anni fa erano quindici a Milano e una dozzina a Pavia. Risultato: importiamo medici stranieri. La Francia modula l’accesso a medicina secondo la demografia: una buona idea.

Tre debolezze e molta ansia. Questo è il cocktail che attende centinaia di migliaia di studenti nei prossimi giorni. Vogliamo dircelo, almeno tra noi adulti (i ragazzi stanno esercitandosi ai quiz, non ci staranno a sentire)? La Repubblica fondata sullo stage — quella che propone tirocini malpagati e lavoretti precari — ai suoi figli dovrebbe almeno offrire un’università serena, e una speranza vera.

Beppe Severgnini

02 settembre 2010

 

 

2010-08-30

Università

"Test di Medicina inadeguati"

Protesta di presidi e rettori

Da Milano a Roma: così si rischia di scartare i migliori

Università

"Test di Medicina inadeguati"

Protesta di presidi e rettori

Da Milano a Roma: così si rischia di scartare i migliori

MILANO - Test di Medicina (di nuovo) sotto accusa. Giovedì 2 settembre lo faranno in tutt'Italia 90 mila giovani aspiranti dottori: e solo uno su dieci riuscirà ad assicurarsi una carriera in camice bianco. "Ma, purtroppo, non è detto che la prova d'ammissione premierà i migliori. Ossia quelli, per intendersi, che in futuro potranno curare al meglio i malati". È la convinzione di Anna Spada, Laura Vizzotto e Silvio Scarone, i tre presidenti del corso di laurea in Medicina della Statale di Milano, tra i più importanti a livello nazionale con 6.700 studenti in formazione. Di qui l'appello: "La formula di selezione è da cambiare".

È una richiesta che solo nelle ultime 24 ore si è levata pure dalla Sapienza di Roma e dall'Università di Bologna, anche a fronte del boom di iscritti (più 30% almeno in media) che renderà la competizione particolarmente dura. Di più: "È necessario migliorare il sistema di reclutamento - ammette lo stesso Eugenio Gaudio, alla guida della Conferenza dei Presidi che riunisce le facoltà di Medicina a livello italiano -. Il limite più evidente dell'attuale selezione è l'esclusione del voto di diploma e dei risultati scolastici degli ultimi due/tre anni". Sono prese di posizione forti davanti a un problema che si trascina da tempo: la necessità di filtrare i candidati in modo da premiare quelli più predisposti a indossare il camice bianco è stata rilanciata anche lo scorso luglio da Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale.

Cambiamenti significativi di rotta, però, non arrivano. Eppure in gioco c'è il tipo di medico che si occuperà di noi nei prossimi anni, le sue qualità professionali e la sua capacità di prendersi cura dei pazienti: "Tutto dipende - ricordano Spada, Vizzotto e Scarone - dal tipo di studente che viene scelto oggi".

E invece. Giovedì i 90 mila aspiranti dottori si troveranno davanti a una sequenza di 80 domande multiple (la metà di logica e cultura generale, 18 di biologia, 11 di chimica e 11 di fisica e matematica). Questi i quiz: "Quale dei seguenti strumenti musicali non rientra fra le percussioni? a) contrabbasso, b) timpano, c) tamburo, d) triangolo, e) grancassa"; "Si individui la serie che dispone i seguenti paesi europei nell'ordine decrescente delle rispettive superfici: a) Spagna, Svezia, Finlandia, Italia, b) Spagna, Italia, Finlandia, Svezia, c) Italia, Spagna, Svezia, Finlandia, d) Finlandia, Svezia, Italia, Spagna, e) Svezia, Finlandia, Spagna, Italia"; "Quale delle opere che seguono non è al Louvre: a) Pietà di Michelangelo, b) Vittoria di Samotracia, c) Gioconda, d) La libertà guida il popolo di Delacroix, e) Venere di Milo".

Nessun test psicoattitudinale, neppure un colloquio per esaminare le motivazioni che spingono in corsia. Sottolinea Luigi Frati, rettore della Sapienza di Roma e già preside dal 1990 della sua facoltà di Medicina e Chirurgia, 5 mila nuovi studenti l'anno: "Nel 2009 l'esame d'ammissione è migliorato con quesiti meno bizzarri. Ma non bisogna fermarsi qui: oggi per un aspirante medico conta di più allenarsi per superare le domande (e magari essere fortunato) che essere stato un alunno modello per tutti gli anni delle superiori. Non va bene". Rincara la dose su Il Resto del Carlino Ivano Dionigi, rettore dell'Università di Bologna: "Ci sono giovani che rischiano di vanificare di colpo un percorso scolastico eccezionale".

Il futuro affidato a due ore di test. Nel mirino non c'è però (almeno questa volta) il numero chiuso, introdotto a Medicina nella metà degli anni Novanta. "Limitare gli accessi è indispensabile, lo dimostra il boom di iscrizioni alle prove d'ingresso - dice Spada -. La questione è decidere come selezionare al meglio gli studenti". L'Europa offre esempi eterogenei, in cui viene comunque valutata le carriera scolastica precedente. Nel Regno Unito, il prerequisito per l'accesso alle facoltà più prestigiose è il voto finale conseguito alle superiori in materie come chimica, matematica e biologia. In Spagna, il diploma può valere fino al 50% del punteggio al momento dell'ammissione. In Francia non c'è il test di ingresso, ma una selezione al termine del primo anno di Medicina in base ai crediti formativi accumulati.

Il dibattito è aperto. In cerca di una soluzione. Spada, Vizzotto e Scarone, intanto, candidano la Statale di Milano - ai vertici della ricerca scientifica in Italia (e non solo) - come università in cui sperimentare una nuova formula di esame d'ingresso. "Il ministro Mariastella Gelmini ci permetta di farlo".

Simona Ravizza

30 agosto 2010

 

 

REPUBBLICA

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2010-08-30

 

 

 

L'UNITA'

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2010-09-02

Gelmini non incontra i precari. La finta solidarietà di un minsitro

di Maristella Iervasitutti gli articoli dell'autore

Si vanta di "aver fatto molto per loro". Eppure i precari della scuola sono alla fame da Ferragosto. Lei, il ministro dell'Istruzione, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, continua a ignorare la protesta che da Palermo si è estesa in tutt'Italia. Rivendica senza vergogna l' attivita del governo per risolvere la questione del precariato, a partire dal cosiddetto dl salva precari agli accordi con le regioni e ha detto chiaro: "i precari che noi abbiamo ereditato sono un numero spaventoso". Se si considerano precari anche coloro che "hanno fatto una supplenza sola. Sono 229 mila a fronte dei 700 mila insegnanti già impiegati nella scuola. E 700 mila è un numero sufficiente per far fronte al bisogno di insegnanti del paese". Per il ministro è necessario che la politica del passato faccia autocritica perchè sono stati "distribuiti posti di cui la scuola non aveva bisogno. Nessun governo può assorbire 200 mila precari".

"Adesso non li incontro"

Altro che solidarietà verso i prof in protesta. "Protestano - ha spiegato la Gelmini - senza ancora essere stati esclusi. Una protesta legittima ma non motivata. Non si tratta di persone che sono state licenziate, presumono di non avere un posto di lavoro, ma il ministero non ha ancora completato le operazioni. Vedremo - ha aggiunto - quanti precari risponderanno positivamente agli accordi regionali, se poi preferiscono l'indennità di disoccupazione....". Il ministro ha comunque assicurato che una volta completate le operazioni continuerà a incontrare i precari, a sentire le loro ragioni, "ma non voglio essere coinvolta in una contrapposizione politica che - ha osservato - avrebbe un impatto negativo sull'avvio dell'anno scolastico".

Poi Marystar Gelmini annuncia nuovi provvedimenti per l'anno scolastico che sta per cominciare: "Non si potranno superare i cinquanta giorni di assenza, pena la bocciatura". Questa misura - ha sottolineato il ministro - "servirà anche a bloccare la prassi di certi diplomifici dove si arriva al diploma pur avendo frequentato poco o nulla".

La replica dei precari

Giacomo Russo, a digiuno alimentare dal 16 agosto e qualche giorno fa ricoverato per lo stato di disidratazione, ha detto che "ancora una volta il ministro non parla di scuola, del valore dell'istruzione, della pedagogia. Noi invece intendiamo affrontare argomenti seri. Per questo stiamo preparando una mobilitazione di massa che coinvolgerà tutto il mondo della scuola". La protesta si svolgerà l'8 settembre in piazza di Montecitorio, dove i precari daranno il "benvenuto" ai deputati alla ripresa dei lavori della Camera.

Forti critiche sono giunte anche dall'opposizione (secondo Vincenzo Vita (Pd) il ministro in questo modo fa "filosofia aziendalista, molto cara al suo presidente del Consiglio") e dal fronte sindacale: Domenico Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, secondo cui "la ministra deve innanzitutto avere maggiore rispetto per coloro che perdono il lavoro e sono disperati, fino al punto di mettere in gioco la propria vita. Le persone non sono numeri e la dignità di chi soffre deve essere sempre rispettata. Per queste ragioni insisto nel chiederle di ascoltare le loro richieste".

02 settembre 2010

 

 

 

Riapre la scuola, 22mila prof in meno

di Maristella Iervasitutti gli articoli dell'autore

"I have a dream" dice all’Unità on line la maestra Linda Ciullara. "Sogno il cedolino.... Sogno di svegliarmi presto e fare le corse per andare scuola. Sogno di sedermi tra i banchi, accanto a quel bambino ‘difficile’ ad ascoltare la spiegazione che dalla cattedra il compagno da dell’argomento che stiamo studiando. Sogno di posare gli occhiali, e i compiti corretti sul comodino e non dovermi svegliarmi e scoprire che sul comodino ci sono solo troppe bollette da pagare".

Zaini in spalla, la scuola sta per cominciare. La campanella per l’inizio delle lezioni suonerà per tutti lunedì 13 settembre, salvo anticipi sull’anno scolastico. Ma l’istruzione pubblica che riapre i battenti è sempre più "ristretta": meno classi e più studenti tra i banchi, meno docenti, meno bidelli, meno igiene e sicurezza degli edifici. E come al solito, meno fondi in cassa e zero cartaigenica nei bagni. Il count-down della protesta questa volta è scattato in anticipo: supplenti precari e personale precario Ata sono alla fame fin da Ferragosto, con sit-in a Montecitorio e sotto il Miur. I "drammi" arrivano ben prima delle convocazioni degli Uffici scolastici provinciali per le nomine.

AVVIO TRA PROTESTE E SCIOPERI Sono oltre 22mila i precari a rischio licenziamento quest’anno, alcuni sono in sciopero della fame perchè sono disperati, non certo per capriccio. Altri hanno già occupato gli Usp. Altri ancora, come Retescuola di Agrigento, lanciano l’idea dell’"Invasione dello Stretto": una catena umana contro la distruzione della scuola pubblica, nei pressi dell’opera simbolo dello spreco delle risorse dello Stato, il Ponte di Messina. Anche il sindacato è in mobilitazione. Ma come al solito solo la Flc-Cgil ha già le idee chiare: assemblee negli istituti fin dal primo giorno di scuola, sciopero a intermittenza nelle prime ore dal 1°ottobre e i sabati della Conoscenza nelle piazze (l’11 e il 18 settembre) per informare le famiglie sullo stato della scuola.

NOMINE CON IL CONTAGOCCE per assunzioni in ruolo. Più della metà di 10mila posti di insegnante per il 2010/2011 vanno ai docenti di sostegno (5.022, pari al 50,2% del totale). 1.681 all’infanzia, 792 alla primaria, 1.740 alla secondaria di primo grado e 729 alla secondaria e 6.050 amministrativi, tecnici ed ausiliari. Assunzioni "contate" e all’insegna dello squilibrio, come si evince dalle tabelle provincia per provincia pubblicate dal Miur. Zero maestre elementari in Campania, Puglia e Sicilia. A fronte dello strapotere della Lombardia in tutti gli ordini scolastici (infanzia, primaria, medie e superiori): 1.547 nuovi posti da professore e 1.207 da impiegato tecnico amministrativo. Una "scelta" dipesa dall’alto numero di posti vacanti e dalla bassa presenza di titolari in sovrannumero. E per le supplenze solo briciole: all’incirca sono 100mila posti in tutt’Italia: 20mila per gli insegnanti senza cattedra e 50mila per gli Ata, oltre ai posti temporanei e fino al 30 giungo.

Marystar (Gelmini) - come la chiama la scuola in protesta - si merita proprio un premio per aver incrementato in Italia la disoccupazione tra il personale docente e non ma anche la disuguaglianza tra gli studenti. Bene ha fatto il Codacons ad assegnare al ministro dell’Istruzione il beffardo rinoscimento: "Giufà 2010".

LE NUOVE SUPERIORI Lo scorso anno la controriforma Gelmini si è abbattuta sulla scuola elementare, eliminando il modello tanto vantato all’estero delle compresenze e imponendo dall’alto l’"inutile" maestro unico prevalente per giustificare i tagli. Ora tocca ai licei e agli istituti tecnici e professionali. Sei gli indirizzi per i licei, con opzioni per gli studenti dell’anno scolastico 2010-2011 e si comincerà con le prime e le seconde classi. Eccoli: Classico, Scientifico (con anche un indirizzo tencologico), Musicale e Coreutico (con 44sezioni in tutto), il liceo delle Scienze umane con la new entry dell’indirizzo economico-sociale, l’Artistico (articolato in 3 indirizzi: arti figurative, architettura/design/ ambiente e quello audiovisio/multimedia/scenografia) e infine il liceo Linguistico, con 3 lingue straniere una materia non linguistica che verrà insegnata in inglese. In partica, meno ora di lezione per la maggiorparte degli iscritti, soprattutto al biennio: 27 ore contro le 30delle medie. Al Classico l’inglese per tutto il quinquennio. Allo scientifico-tecnologico salta il Latino. Ma per la Gelmini è "una riforma epocale". Tecnici: due soli settori (economico e tecnologico) e 11 indirizzi con un orario settimanale di 32 ore di lezione contro le 36 dello scorso anno. Professionali: ridotti da 26 a soli 11 indirizzi. Due macrosettori: servizi e industria e artigianato.

ALUNNI STRANIERI Con una circolare il Miur ha imposto il tetto del 30% degli studenti stranieri con ridotta conoscenza della lingua italiana per classe. Il limite per quest’anno riguarda solo le prime classi. La Flc-Cgil ha impugnato il provvedimento davanti al Tar del Lazio.

30 agosto 2010

il SOLE 24 ORE

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2010-08-31

Test di ammissione all'università? Ma chi ci crede, per l'85% degli studenti meglio una raccomandazione

di Enrico BronzoCronologia articolo30 agosto 2010Commenta

Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2010 alle ore 18:36.

L'85% degli studenti alle prese con i test di ammissione all'università preferirebbe essere raccomandato. È quanto rivela un'inchiesta condotta dal portale UniversiNet.it su oltre 11mila neodiplomati attraverso un questionario on line. Alla domanda "Secondo te è più importante studiare o trovare una raccomandazione per i test di ammissione?" il 12% ha risposto studiare (la percentuale era del 15% in un'analoga inchiesta svolta lo scorso anno) e l'85% ha optato per la raccomandazione (78% l'anno passato).

Quanto alla raccomandazione migliore il 18% ha indicato un parente professore (23% nel 2009), il 25% una relazione sessuale (12%), l'11% i centri di preparazione al test (21%), il 18% un politico nazionale (25%), il 23% (15%) un parente o genitore professionista (medico, ingegnere, architetto e così via). Per avere una raccomandazione non ci si fanno troppi scrupoli: il 27% (22% nell'inchiesta precedente) degli interpellati sarebbe disposto a pagare, il 34% (29%) a offrire prestazioni sessuali e la percentuale sale al 45% tra le ragazze, il 16% sarebbe disposto a iscriversi a un partito politico (18% nel 2009) e il 14% (18%) si iscriverebbe a un corso di preparazione.

Per Renato Reggiani, direttore editoriale di www.UniversiNet.it, i dati del 2010 "mostrano una incredibile perdita di fiducia nel sistema dei test di ammissione, ritenuti assolutamente inutili dalla maggior parte degli studenti e al livello di una lotteria". "Dai nostri dati - osserva - emerge la totale sfiducia degli studenti verso il sistema di valutazione con i test di ammissione che ritengono quasi inutile la preparazione sui libri e optano per scorciatoie classiche come la raccomandazione del politico o del professore o sessuali". Tutto ciò mentre emergono forti difficoltà per bandire concorsi per docenti.

Intanto la facoltà di Medicina, Chirurgia e Scienze della salute dell'Università del Piemonte orientale si conferma fortemente ambita dalle aspiranti matricole. Il dato definitivo reso noto dopo la chiusura dei termini per le iscrizioni è di 671 candidati per il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia: +22% rispetto al 2009. Il test di ammissione, informano dal Rettorato, si terrà il prossimo 2 settembre, alle 11, nelle aule di via Perrone 18, a Novara. I test di ammissione ai corsi di laurea triennali nelle professioni sanitarie sono invece in programma l'8 settembre 2010.

 

 

 

 

Nelle università italiane mille concorsi senza il posto

di Gianni TrovatiCronologia articolo30 agosto 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2010 alle ore 08:04.

La metà degli oltre 1.700 posti da professore ordinario e associato banditi nelle università statali italiane, che produrranno circa 3.500 idonei, sono solo "teorici", nel senso che non si possono tradurre nel 2010 in assunzioni effettive; se si guarda solo al grado più alto della piramide accademica, quello degli ordinari, i "bandi impossibili" superano addirittura il 60 per cento.

 

A bloccare la strada verso la cattedra di quasi duemila idonei non saranno però solo i vincoli di bilancio, su cui si è concentrata in questi mesi l'attenzione dei rettori e della politica. Certo, il crollo del 17,2% del fondo ordinario previsto per il 2011, a cui il governo ha promesso però di mettere mano, non facilita la gestione, soprattutto negli atenei che sono meno attivi nella ricerca di fonti alternative di finanziamento, e sono quindi più dipendenti dall'assegno statale. Nel caso dei concorsi, però, il nodo è un altro.

Il problema nasce con il primo decreto Gelmini, quello del novembre 2008, che per frenare la passione degli atenei per i concorsi da ordinario e associato, ha introdotto il sistema delle quote, nel tentativo di favorire l'ingresso di nuovi ricercatori. All'interno delle possibilità "liberate" dal turn over 2008 e 2009 (gli atenei possono dedicare ai nuovi ingressi una spesa pari al 50% delle cessazioni), almeno il 60% delle assunzioni deve riguardare i ricercatori, mentre gli ordinari non possono superare il 10%.

Il tutto è misurato non in termini di persone ma di "punti organico", un meccanismo che pesa il costo di ogni docente in base al proprio ruolo: con questa modalità, un ricercatore vale la metà di un ordinario, mentre un associato vale il 70%. Da qui il problema: le università, nonostante i cofinanziamenti ministeriali per il primo ruolo docente, hanno bandito pochi concorsi da ricercatore, o troppi posti da ordinario e associato, per poter davvero accogliere tutti. A complicare le cose c'è anche un problema di calendario: i tempi dei concorsi universitari sono infiniti, i posti banditi riguardano le sessioni del 2008, e sono quindi in gran parte maturati prima del tentativo "moralizzatore" firmato da Mariastella Gelmini.

Risultato: solo 11 atenei su 57 sono in regola con entrambe le quote, e potrebbero portare fino alla presa in servizio tutti i concorsi banditi (sempre che non intervengano problemi di bilancio), negli altri, invece, il blocco è obbligatorio. I casi limite sono quelli di Catanzaro e Roma Tre, dove le quote obbligatorie introdotte per decreto chiudono la strada a oltre il 92% degli aspiranti ordinari e associati, ma sono una quindicina le università dove almeno otto posti su dieci dovranno fare i conti con il sistema dei vincoli: tra loro ci sono due politecnici su tre (Milano e Torino), e grandi atenei come la Bicocca di Milano e Salerno. Tra quelli senza problemi vanno invece segnalati Venezia, Trieste, La Sapienza di Roma e la Federico II di Napoli. Attenzione, però, perché i calcoli riportati in tabella rischiano di peccare per ottimismo. Gran parte dei ricercatori, come accennato, sono "cofinanziati" dal ministero, e in questo caso il loro valore in "punti organico" si dimezza; dal momento che le quote per ordinari e associati vanno calcolate in rapporto a questo parametro, il cofinanziamento prosciuga ulteriormente gli spazi per i ruoli "maggiori". Nel calcolo, poi, si suppone che le università abbiano intenzione di sfruttare tutti i punti organico a loro disposizione senza assumere personale tecnico-amministrativo, ma è difficile pensare che nessun ateneo abbia esigenze in proposito.

L'unica via d'uscita, allora, è quella di puntare sulle promozioni degli interni, perché chi fa carriera senza cambiare ateneo costa molto meno in termini di punti organico. Con il risultato, paradossale, che il sistema delle quote finisce per incentivare l'immobilità accademica, cioè proprio la tendenza che intendeva cancellare.

gianni.trovati@ilsole24ore.com

LE REGOLE

Le "quote"

Ogni ateneo può effettuare assunzioni pari al massimo al 50% delle cessazioni intervenute. Almeno il 60% delle assunzioni deve essere dedicato ai ricercatori, mentre gli ordinari non possono superare il 10% del totale

I "punti organico"

Tutti i calcoli vanno effettuati in termini di punti organico, che crescono con la retribuzione del docente: un ordinario vale 1 punto, un associato 0,7 e un ricercatore 0,5 (0,25 se cofinanziato dal ministero)

 

 

 

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